Il giorno 30 marzo 1282, lunedì dell'Angelo, al Vespro, scocca l'ora dei Vespri siciliani, organizzati secondo la tradizione da: Giovanni da Procida, medico di Federico II, Enrico Ventimiglia, Conte di Geraci, Alaimo da Lentini, Palmiero Abate e Gualtiero di Caltagirone.
Bersaglio della rivolta erano i dominatori francesi, gli Angioini, visti come oppressori e stranieri.
La rivolta, che ebbe inizio a Palermo, dilagò per tutta l'Isola e si risolse il 28 Aprile 1282, con la cacciata dei Francesi, liberando così la Sicilia dagli Angioini.
Con la pace detta di Caltabellotta, paesino dove sorgeva un castello angioino, addì 31 Agosto 1302, tra i firmatari, Carlo II d'Angiò di Napoli, Federico III d'Aragona e Carlo di Valois, con la mediazione di papa Bonifacio VIII, si stilava un trattato di pace, ponendo, così, fine alla ribellione.
Un aneddoto riporta che, all'epoca dei fatti, i rivoltosi, per verificare l'identità dei sospettati, ricorsero ad un “Shibboletr”, mostrando loro dei ceci, “ciciri” in siciliano, che i francesi pronunciavano “sciscirì”, modo empirico per scoprirne l'appartenenza etnica e quindi catturarli ed ucciderli.
Di questa pagina di storia, più tardi, se ne occupò anche il sommo Poeta.
«Se mala signoria che sempre accora li popoli suggetti,non avesse mosso Palermo a gridar 'Mora, mora!». (Dante, Paradiso, c. VIII, v. 73-75).
Campobello di Mazara 30/03/2022
Il Presidente dell'Archeoclub
“Campobello Cave di Cusa”
Antonino Gulotta
Commenti