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Immagine del redattoreARCHEO CLUB

CIÒ CHE ABBIAMO, LO ABBIAMO IN PRESTITO

In alto si inseguono nubi sospinte dall'Ostro, mescolandosi, fondendosi, creando immaginarie figure di Cristi, Santi e Madonne mai esistiti, caravelle senza nocchiere che solcano l'eterio cielo e vanno verso orizzonti irraggiungibili, mentre galoppano schiere di armenti,

impazziti, che corrono senza meta nello spazio celeste. I rami del pioppo, tremulo bianco, al soffio di Zefiro, intrecciano in un ameno palcoscenico passi di danza, diretti da un invisibile maestro d'orchestra da fare impallidire Carlos Kleiber (1925-2004).

Le foglie tremule sembrano mani protese verso il cielo che invocano giustizia, dignità e rispetto. Canta il cuculo sulla quercia, diffondendo un penetrante e monotono "cucù cucù". Risponde il rigogolo, vestito di giallo, indaffarato a preparare il suo nido su alti pioppi. In lontananza s'ode il suono armonioso,

dolce, suadente, di un flauto. È Pan? Il satiro metà capra e metà umano, che per valli e boschi incantava viandanti e ninfe Epigee (vedi Pan e Siringa). Gli fanno da contraltare il frignire delle cicale e il "freé fré" del Grillo nero canterino. Ecco ciò che Madre Natura generosamente ci offre e altro di più, da quando mangiavamo "pane, crusta e muddica" (se disponibile) fino ad adesso, ai tempi di colazione a base di uova strapazzate, succo di ananas e fette imburrate. Basterebbe osare, fermarsi un po' e godersi ciò che Madre Natura tuttora ci dona e non inseguire chimere.


Il filosofo disse:

"Ciò che abbiamo, lo abbiamo in prestito"


CAMPOBELLO DI MAZARA 14/08/2024

IL PRESIDENTE DELLA LOCALE SEDE

DEL'LARCHEOCLUB

ANTONINO GULOTTA

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