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ARCHEOCLUB E SILVIO BENEDETTO A PROTEZIONE DELL'ARTE


Lo scorso 26 giugno la presenza del maestro Silvio Benedetto è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di conservazione delle opere, realizzate dall’artista, nei primi anni 90, e sugli ambienti nei quali esse sono collocate. Ma le parole dell’autore hanno voluto avere un più ampio respiro, costituendo una riflessione generale sul fluire del tempo e sulla funzione dell’opera d’arte in relazione ad esso, della sua cura e della sua conservazione come preservazione dei significati e dei valori che il singolo manufatto reca con sé fin dal momento del suo concepimento. La pietra, che la sapienza degli artigiani locali plasma da molti millenni, rappresenta la solidità per eccellenza, capace di attraversare quasi immutata le ere geologiche, in confronto a cui le vite umane non sono che istanti. Eppure anch’essa, quando viene in contatto con la mano dell’artista, è capace di fissare un singolo momento, pur mantenendo inalterata la sua consistenza. La Vendemmia è a tal proposito emblematica, poiché nella sua faccia levigata è stata adattata fisicamente dalla mano dell’uomo a ricevere un’immagine che potesse essere immediatamente fruibile, e che ha permesso al maestro di raffigurare un momento della vita contadina, su cui la nostra comunità si fonda, e che proprio attraverso questa immagine consente di perpetuarsi negli occhi di ciascuno di noi; nella faccia opposta – che, probabilmente a torto, in genere non viene mostrata, recando un’ingiustizia al senso completo dell’opera – invece, l’irregolarità della superficie litica non è stata concepita per instaurare un dialogo didascalico con l’uomo, e preserva attraverso tale incomunicabilità il mistero delle ingovernabili e imprevedibili forze della natura.

La dimensione della memoria è dunque ciò che mette in comunicazione la natura umana, nella sua finitudine a breve raggio, con il tempo lungo della storia e delle culture dei popoli, e con quello sconfinato dei moti della Terra. Il nostro compito di uomini e cittadini è dunque quello di preservare dall’incuria e dall’abbandono l’arte e le opere attraverso cui essa si esprime, pena la loro perdita, e con essa l’oblio dei valori che ne avevano animato la creazione.


L’esempio in tal senso virtuoso ci è dato dall’altra opera di Silvio Benedetto da noi visitata, La Marcia degli Angeli, ospitata, al riparo dalle intemperie e dalle erbacce, proprio all’ingresso del plesso scolastico “Livatino”, significativamente un presidio di istruzione e di legalità sul territorio. Ci auguriamo che le nuove generazioni possano così attingere alla bellezza, di cui al di sopra di ogni altra cosa il nostro territorio, oggi più che mai, ha bisogno.


Campobello di Mazara 27-06-2022

IL VICEPRESIDENTE DELL'ARCHEOCLUB

CAMPOBELLO CAVE DI CUSA

PROF. SALVINO DI CARLO




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