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LA TELA DI SAN PIETRO, CUSTODITA PRESSO LA CHIESA MADRE DI CAMPOBELLO, COMMENTO DI TUMBIOLO

Proponiamo il contributo di Mario Tumbiolo, che commenta il quadro custodito presso la chiesa S. Maria al Presepe di Campobello di Mazara.


Tale opera venne recuperata, quando Arciprete della chiesa era Giorgio Spidaleri, grazie all'intervento del Professore Isidoro Passanante, catalogatore ed ex dipendente, oggi in pensione, della soprintendenza del mare, istituita presso il dipartimento regionale dei beni culturali ed ambientali e dell’educazione permanente dell’assessorato per i beni culturali ambientali e pubblica istruzione della Regione Siciliana.


San Pietro, XVII sec. olio su tela, 120 x 148cm chiesa S. Maria al Presepe, Campobello di Mazara

A voi il contributo



L’Opera celata”San Pietro, XVII sec.olio su tela, 120 x 148cmchiesa S. Maria al Presepe, Campobello di MazaraDa un fondo nero, quasi a volere essere una citazione caravaggesca, una luce radente illumina l’autoritaria figura di un vecchio in trono con una luce radente illumina l’autoritaria figura di un vecchio in trono con il busto leggermente piegato in avanti, tale da farci percepire il figurato di "colui che ascolta",definizione questa che in ebraico si traduce in Šim'ôn, nome originario dell’anziano raffigurato. L’essere in “trono” afferma la stabilità dell’uomo rappresentato, il cui vetusto volto è fortemente segnato dalle grinze della fronte e da una fluente chioma e barba grigia, con le possenti spalle evidenziate dalle vesti che gli coprono il corpo restituendoci nell’ insieme un’immagine di solidità assimilabile ad una “rocca”, come se l’anonimo artista dell’opera volesse sottolineare la parole di Cristo “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt. 16, 13-20). San Pietro, seduto in “cattedra” presenta la mano sinistra poggiata sul ginocchio sinistro con tre dita stese e l’anulare e il mignolo chiusi quasi a volere indicare le tre funzioni affidategli da Cristo come "supremo pastore", "supremo maestro" e "supremo sacerdote". Dalla stessa mano pende una cordicella alla quale sono legate due chiavi che si incrociano;esse rappresentano le chiavi metaforiche del cielo o del regno dei Cieli: "A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli."(Mt. 16,19). Differentemente la mano destra del santo porge allo spettatore la vista di due pesci (mustelle) sospesi da un legaccio, il cui significato simbolico è abbastanza chiaro: il due infatti rappresenta il Verbo, la Sapienza e la Parola Divina, mentre il figurato del pesce ci riconduce al termine greco (ΙΧΘΥΣ), che forma l’acronimo con le iniziali dell’espressione “Iēsous Christos Theou Yios Sōtēr“, che significa “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”.

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