Il timo siciliano, chiamato “satareddu” nella nostra lingua, il cui nome scientifico è “Thymus Capitatus”, è una pianta officinale spontanea, arbustifera, bassa, resistente allo scirocco e adattatasi al nostro territorio. Cresce tra le piccole conche carsiche e tra gli incavi del terreno costiero e non solo, produce dei fiori violacei dal profumo intenso, usati in passato per condire alimenti o anche per aromatizzare il sale impiegato nella salatura del pesce azzurro (sardine e acciughe) catturato con il cianciolo e la lampara, come da piccolo apprendevo dal lavoro paterno. I ciuffi di “satareddu”venivano arsi alla fine del lavoro di “camiatura” dei forni per aromatizzarli, prima che venisse informato il pane fatto in casa dalle nostre mamme con mani benedette dal Signore.
Tale pianta, che cresceva rigogliosa sugli scogli del piccolo promontorio denominato “Pozzitello”, in periodo di inflorescenza emanava odori intensi e particolari che, mescolandosi allo iodio sprigionato dall’infrangersi delle onde del mare sulle rocce, formavano un mix balsamico naturale tale da esserne consigliata l’inalazione dai medici locali, come azione terapeutica per i portatori di patologie polmonari, come la tisi, e per i bambini con affezioni bronchiali, come la tosse convulsiva.
La presenza arbustiva della stessa era rifugio di diverse specie animali e insetti, ospitava un uccelletto passeriforme migratore dal piumaggio grigio cenere, denominato da mio nonno “bastardedda”, che nidificava tra le sue radici legnose e allietava con il suo canto i lavoratori dei campi. Ora tutto questo è remoto: Pozzitello o “Puzziteddu” è stato ingoiato dal mare, a causa dell’erosione delle coste; le case non odorano più della piacevole fragranza del pane appena sfornato, fatto con farina di ROSSELLO o TIMILIA, useremo forse quella di grillo; la “bastardedda”, probabilmente estinta, non nidifica più da noi e non canta più, oggi cantano inni di guerra e suoni di bombe e missili.
Campobello di Mazara 16/04/2023
IL PRESIDENTE DELL'ARCHEOCLUB
CAMPOBELLO CAVE DI CUSA
ANTONINO GULOTTA
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